Tre parole per un respiro: Appoggio, Sostegno e Support a confronto tra Italia e mondo anglosassone.
- Katia Losito VocalCoach
- 23 mar
- Tempo di lettura: 9 min

Riguardo alla respirazione: tra fraintendimenti e differenze culturali
Negli ultimi decenni, la respirazione ha assunto un ruolo quasi mitico nella pedagogia
vocale. È stata celebrata, scomposta, analizzata… e talvolta fraintesa.
Molti cantanti e insegnanti, soprattutto fuori dall’Italia, tendono a considerare il respiro
come l’elemento fondante del canto, spesso citandolo come il punto di partenza assoluto
per ogni tecnica vocale.
Ma ciò che spesso passa inosservato è che il modo in cui parliamo della respirazione dice
molto su come la pensiamo.

Nel contesto italiano, la pedagogia vocale distingue due concetti fondamentali: appoggio e sostegno. Due termini che descrivono funzioni diverse nella gestione del fiato e che sono spesso considerati pilastri del metodo italiano. Tuttavia, è importante chiarire che queste categorie non appartengono alla nascita del Belcanto, bensì rappresentano una successiva evoluzione della didattica vocale.
Il Belcanto nasce alla fine del Cinquecento, con figure come Giulio Caccini e l’opera teorica Le Nuove Musiche. In quel contesto, il cuore del canto non era il respiro, ma la parola, l’espressione naturale, la fluidità della linea melodica e la capacità di emozionare con una voce libera, chiara e naturale.
Il controllo respiratorio era presente, certo, ma mai disgiunto dall’emissione. Non veniva
trattato come tecnica autonoma, ma come parte integrante di un gesto vocale unico e
organico. La crescente attenzione verso la respirazione come elemento tecnico a sé stante è una trasformazione più moderna, figlia dell’analisi scientifica e dell’impostazione tecnica del XX
secolo. In particolare, nel mondo anglosassone, la respirazione viene spesso sintetizzata
in un unico termine: support.
Un concetto generico che può racchiudere molte cose – dalla pressione addominale al
fiato “sostenuto” – ma che raramente si accompagna a una distinzione precisa tra le
diverse funzioni corporee coinvolte.
Questa differenza terminologica riflette anche una differenza culturale: mentre la scuola italiana – anche nelle sue versioni moderne – tende a conservare un lessico tecnico più
articolato e sfumato, quella americana cerca spesso soluzioni pragmatiche e immediate.
La visione italiana – Appoggio e Sostegno
Tre parole per un respiro: Appoggio, Sostegno e Support secondo la tradizione Italiana
Quando si parla di tecnica vocale, uno degli aspetti più discussi e spesso fraintesi è la respirazione. Tre parole per un respiro: appoggio, sostegno e supporto rappresentano non solo tre termini tecnici, ma anche tre visioni culturali diverse del canto e del rapporto tra fiato e suono.
Nel linguaggio della pedagogia vocale italiana, si fa spesso riferimento a due concetti
distinti ma complementari: appoggio e sostegno. A differenza di quanto si possa pensare, non si tratta di sinonimi. Ognuno dei due ha una funzione ben precisa all’interno del gesto vocale – e comprenderne la differenza è essenziale per sviluppare un uso efficiente e consapevole del respiro.

L’appoggio: il momento in cui il fiato incontra la voce
L’appoggio entra in gioco solo quando parliamo o cantiamo. Non è presente nella
respirazione a riposo. Nel momento in cui l’aria fuoriesce dai polmoni e incontra un ostacolo – le corde vocali, che cominciano a vibrare – si innesca un meccanismo che rallenta la fuoriuscita naturale del fiato. A questo punto, i muscoli intercostali si attivano per mantenere espansa la gabbia toracica, impedendo un collasso immediato. Questo aiuta i polmoni a sgonfiarsi più lentamente.
Contemporaneamente, anche la risalita del diaframma viene rallentata, grazie a
un’azione controllata che coinvolge l’area pelvica. Il corpo crea così un equilibrio dinamico:
l’aria esce, ma sotto controllo, sostenendo l’emissione vocale.

Il sostegno: la gestione del ritorno diaframmatico
Il sostegno è ciò che permette al cantante di controllare la risalita del diaframma – cioè il ritorno elastico che segue ogni inspirazione. È una funzione più ampia, che può essere presente anche nella respirazione a riposo, ma diventa centrale durante l’atto fonatorio.
Il sostegno coinvolge soprattutto:
• i muscoli pelvici, che modulano la pressione interna;
• i muscoli addominali profondi, che accompagnano il rilascio dell’aria.
Il sostegno è la base fisiologica che permette all’appoggio di agire in modo corretto. Può essere immaginato come un sistema di “frenata controllata” dell’aria durante il canto.
Distinzione e complementarietà
Un punto chiave è che:
• L’appoggio è attivo solo quando c’è fonazione, ovvero quando parliamo o cantiamo.
• Il sostegno, invece, è una funzione più ampia, presente sia durante il canto, sia durante la respirazione silenziosa.
Comprendere questa distinzione è fondamentale per evitare errori comuni – come tentare
di “appoggiare” durante l’inspirazione o in silenzio. L’appoggio nasce solo quando il fiato incontra la voce. Senza vibrazione delle corde vocali, non può esistere.
Per questo motivo, gli esercizi respiratori che non coinvolgono la fonazione non sono
utili al canto. Soffiare, espirare con una “S”, usare strumenti visivi per controllare il fiato… può forse sviluppare consapevolezza generale, ma non educa alla coordinazione reale necessaria per cantare.
Un’evoluzione storica: il cambiamento di significato di appoggio e sostegno

Un punto spesso trascurato nella pedagogia vocale italiana è che i termini “appoggio” e
“sostegno” non hanno sempre significato ciò che intendiamo oggi.
Anzi, nel corso del tempo, hanno subito un vero e proprio capovolgimento semantico e
funzionale, che riflette l’evoluzione stessa della didattica vocale.
Appoggio nella tradizione storica
Nella tradizione del Belcanto dei secoli XVII e XVIII, il termine appoggio veniva usato per descrivere una condizione di equilibrio naturale, una sensazione percettiva che il cantante provava quando la voce era ben impostata e il corpo ben organizzato.
Non si trattava di un'azione muscolare volontaria, né di una spinta fisica da eseguire: l’appoggio “accadeva” quando il fiato e la voce erano ben coordinati.
In quel contesto:
• Appoggio era il risultato di un gesto vocale funzionale.
• Sostegno, se usato, non aveva un ruolo tecnico centrale o distinto.
Questa concezione era più vicina a un sentire corporeo, guidato dall’ascolto e
dall’imitazione, piuttosto che da spiegazioni tecniche.
La trasformazione nel Novecento
Con l’avvento della scienza applicata alla voce nel XX secolo, la pedagogia ha cercato di spiegare in modo sempre più preciso cosa accade nel corpo del cantante.
In questo processo, appoggio è passato da essere una condizione spontanea a diventare una strategia tecnica, spesso associata a:
• attivazione volontaria della muscolatura addominale,
• gestione cosciente della pressione sottoglottica,
• concetti come “spingere” o “tenere su la voce”.
Allo stesso tempo, sostegno è stato riformulato come una funzione distinta, legata alla regolazione del ritorno diaframmatico e al controllo espiratorio profondo. Questo cambiamento ha portato alcuni vantaggi — in termini di comprensione e analisi —
ma anche diversi rischi:
• tecniche troppo razionalizzate,
• manipolazioni del gesto vocale,
• confusione tra controllo e coordinazione.
Oggi, diversi insegnanti e studiosi stanno riportando l’attenzione su questa inversione di
significato, sottolineando che: “L’appoggio non si fa, si scopre”. Una frase che sintetizza l’idea che l’appoggio non è qualcosa da costruire con la forza di volontà, ma una coordinazione che emerge quando il gesto vocale è ben orientato e libero da eccessi di controllo
Il rischio della razionalizzazione eccessiva: perdere il corpo reale

Paradossalmente, uno dei pericoli più diffusi nella didattica vocale moderna – anche nella scuola italiana – non è la semplificazione, ma l’eccessiva specificazione. C’è una crescente tendenza a scientificizzare il canto, scomponendolo in dettagli anatomici e cercando di tradurre ogni funzione corporea in un’azione volontaria e controllabile.
Ma il canto non è un puzzle meccanico. È un gesto organico e globale. Quando si cerca di ricostruirlo razionalmente – “attiva questo”, “frena quello”, “abbassa qui”, “trattieni là” – si finisce per manipolare il corpo invece di educarlo.
Le conseguenze sono molto concrete:
• Rigidità muscolari, soprattutto nella zona addominale, causate dal tentativo di “comandare”
tutto razionalmente;
• Tentativi di agire sul diaframma, che invece è un muscolo involontario: non va
controllato, ma lasciato libero di funzionare;
• Disconnessione tra voce e corpo, perché l’attenzione è rivolta a “fare la cosa giusta” invece
che a sentire un gesto coordinato e funzionale.
A tutto questo si aggiunge un altro rischio importante, spesso sottovalutato: la mancanza di distinzione tra fasi e funzioni del gesto vocale.
🔹 Le fasi sono i diversi momenti del processo respiratorio: inspirazione, fonazione, pausa.
🔹 Le funzioni sono i ruoli che il corpo svolge in ciascuna fase: ad esempio, il sostegno è attivo
anche a riposo, mentre l’appoggio si attiva solo durante la fonazione.
Quando si confonde questa distinzione, il cantante può essere portato a cercare azioni scorrette nel momento sbagliato. Come tentare di “appoggiare” mentre si inspira, o forzare la muscolatura durante una pausa.
Questo porta a comportamenti come:
• Spingere, per "fare qualcosa" con l’aria;
• Trattenere, per paura di “perdere il fiato”;
• Irrigidire, nel tentativo di “tenere su la voce”.
È ciò che accade quando la tecnica diventa un manuale di istruzioni, invece di un’esperienza viva e integrata. Anche quando il linguaggio è corretto, se viene isolato da una visione globale del canto, può diventare una gabbia. Il rischio finale è chiaro: bloccare la voce proprio nel tentativo di farla funzionare meglio.
L’approccio anglosassone al breath support nel canto

Nel mondo anglofono, tutto viene spesso riassunto in una sola parola: support.
È un termine semplice e accessibile, ma anche vago.Può riferirsi al “controllo del respiro”, al “coinvolgimento addominale” o all’“energia vocale”, senza che esista un accordo universale sul suo significato.
Un’opportunità di integrazione: quando “support” dice la verità
Eppure, se ben contestualizzato, il termine “support” può avere un valore didattico reale. Anzi, potremmo dire che rende in modo diretto il ruolo effettivo della respirazione nel canto: un ruolo di supporto, non centrale. Il canto è un atto espiratorio. Il vero protagonista è la fonazione: sono le corde vocali che vibrano e gestiscono il fiato. L’aria è l’attuatore, ma è la voce che guida.
Dire “support” significa riconoscere che i muscoli respiratori sostengono, ma non conducono il gesto vocale. Per il docente, resta fondamentale conoscere bene le funzioni di appoggio e sostegno, perché ci sono momenti specifici del percorso tecnico in cui, solo in modo transitorio, si possono usare manipolazioni pedagogiche per facilitare consapevolezza e correzione. Ma l’obiettivo finale è sempre lo stesso: una coordinazione naturale e integrata, non una costruzione volontaria e artificiale.
Cosa ci insegna il confronto tra le due visioni
Confrontare la pedagogia italiana e quella americana non significa scegliere da che parte
stare. Significa riconoscere che ogni linguaggio tecnico porta con sé un sistema di pensiero, un modo di relazionarsi al corpo, alla voce e all’apprendimento. La scuola italiana ci invita a osservare in profondità. Quella americana ci ricorda che la voce va sostenuta, non complicata. L’integrazione è possibile e auspicabile, se il fine non è la terminologia, ma la
funzionalità.
E soprattutto, se ricordiamo che:
Non è il fiato a creare la voce, ma la voce a dare forma al fiato. Nel prossimo articolo parleremo proprio di questo: come l’uso corretto (o scorretto) della voce può influenzare profondamente la qualità della respirazione nel canto.
Linee Guida Tecniche per la Respirazione nel Canto Moderno

✅ Non allenare il respiro separatamente dalla voce
Il fiato va educato nella relazione con il suono, non in isolamento.
✅ Lascia che sia la voce a guidare il respiro
Quando la fonazione è funzionale, il respiro si coordina da solo.
✅ Usa meno aria, non di più
“Cerca di capire che ci vuole pochissimo ‘respiro’ per far vibrare le corde vocali… che meno respiro usi, migliore sarà il tono…”
— Nellie Melba, "The Melba Method", 1926
Melba spiegava anche che alzare petto e spalle è sempre sbagliato, perché:
• compromette il controllo reale della fonazione,
• causa attivazione dei muscoli laringei estrinseci,
• porta a tensioni nella gola, che “soffocano” la voce.
Perché alzare petto e spalle può soffocare la voce
Quando Nellie Melba affermava: “È sempre sbagliato alzare petto e spalle. Come mai? Perché il vero controllo è impossibile se respiriamo in quel modo. Inoltre, siamo sicuri di stringere i muscoli della gola e di soffocare la voce”, stava descrivendo con lucidità ciò che oggi è confermato dalla fisiologia vocale.
Sollevare petto e spalle durante l’inspirazione attiva in modo eccessivo i muscoli
accessori della respirazione, come:
• lo sternocleidomastoideo,
• i muscoli scaleni,
• gli elevatori delle coste.
⛔️ Questi muscoli sono anatomicamente collegati alla struttura laringea e il loro uso eccessivo provoca:
• elevazione della laringe
,• tensione involontaria nella gola,
• e una perdita di libertà vocale.

✅ Il cantante dovrebbe fare questo:
• Mantenere una postura rilassata durante l’inspirazione.
• Evitare il sollevamento visibile di petto e spalle.
• Lavorare con la voce per educare naturalmente il sistema respiratorio.
Vivi la differenza in prima persona
Comprendere i principi dietro Three Words for a Breath: Appoggio, Sostegno and Support è solo l'inizio.La vera trasformazione avviene quando senti questi concetti nel tuo corpo, guidato da un metodo che unisce la tradizione al rigore della moderna scienza vocale.
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📚 Fonte citata: Nellie Melba, The Melba Method, Boston: Small, Maynard & Co., 1926.
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